Sorgente Torrioni

Il “Torrione delle Acque“, in Comune di Monteforte Irpino, è il classico “occhio di mare” ricavato da uno scavo profondo di circa 5 metri. Esso rappresentava l’origine del flusso d’acqua che alimentava il sistema dei canali e dei mulini di Avellino e Atripalda. Il manufatto è posto a 376 s.l.m. con una portata d’acqua di circa 20 l/sec. Sul suo fondo diverse sorgive sono ancor oggi attive. Esso occupa una superficie di circa mq 360 e ricade nel foglio 24 di Monteforte Irpino, a confine con il foglio 16 di Mercogliano. Vi si accede da una stradina che si dirama sulla sinistra da Via Nazionale Torrette ed è distante in linea d’aria poco più di 200 metri dalla parte retrostante del fabbricato della “Diagnostica”.

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Nascosto dal fogliame, il TORRIONE DELLE ACQUE è uno dei tanti luoghi dimenticati d’Irpinia.

Antichissime mura in pietra di tufo sottendono un profondo laghetto dai riflessi verde-smeraldo, la cui trasparenza annuncia la purezza assoluta dell’acqua. Il rumore di piccole sorgenti che ribollono ai margini dello specchio ialino a volte superano il rumore del vento fra le foglie e il canto degli uccelli che si affollano a bere. Siamo nella VALLE DELLE RISORGIVE, fra Monteforte e Mercogliano.

Il luogo, sintesi di un miracolo della natura e dell’intelligente opera dell’uomo, è uno dei principali punti che per secoli hanno alimentato il grandioso sistema di opere idrauliche con le quali veniva fornita energia alle macchine ad acqua della Valle del Sabato, cuore del Principato dei Caracciolo, i “Signori delle Acque”.

Quando si scende in questo largo pozzo, e si arriva a livello dell’acqua, ci si accorge di essere in un altro mondo: antiche mura in pietra di tufo circondano solenni un profondo lago dai riflessi verde-smeraldo, la cui trasparenza comunica la purezza assoluta dell’acqua, piccole sorgenti riversano nello specchio trasparente fiotti cristallini, il cui soffuso rumore si confonde con quello del vento fra le foglie, col canto degli uccelli, col gracidio delle raganelle.

Lo sguardo passa dalle alte murature che rivestono il perimetro della grande vasca alle piante di specie rare e introvabili, agli anfibi che nuotano nell’acqua ialina, agli archi robusti che sottendono misteriosi canali.

Dal Torrione l’acqua per gravità viene incanalata in un ampio cunicolo con pareti e volta in materiale tufaceo, che a circa 70 metri incrocia il torrente Acqualeggia proveniente da Monteforte. Recenti lavori di opere fognarie effettuati nella zona hanno irreparabile danneggiato il cunicolo, per cui che allo stato l’acqua sorgiva si disperde nel terreno e solo in minima parte raggiunge il vicino alveo fluviale. Il torrente veniva sottopassato dal cunicolo artificiale (ancora oggi è visibile l’estradosso della volta del cunicolo nell’alveo del torrente) e in tal modo l’acqua sorgiva, procedendo in un cunicolo per altri circa 80 metri, veniva a giorno proseguendo a pelo libero per altri circa 140 metri, ingrottandosi di nuovo per  i successivi 110 metri.

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A circa 50 metri dall’inizio di  questo secondo cunicolo e successivamente a circa 40 metri vi erano nella volta del cunicolo due aperture rettangolari, da dove era possibile prelevare l’acqua, presumibilmente per uso potabile, tant’è che le due aperture nella volta erano ritenute essere l’uscita di altrettante sorgenti perenni. Probabilmente esse servivano per approvvigionare di acqua potabile non solo gli abitanti della zona, ma anche per soddisfare le esigenze dei viandanti che percorrevano la non distante strada nazionale delle Puglie, si ricalcava il tracciato dell’ antica strada romana (detta via Campanina) che da Abellinum conduceva a Capua (tracce di questa antica strada romana sono state rinvenute sia vicino al duomo di Avellino nell’area dell’ex seminario, sia nello scavo di un’abitazione  a via Torrette dove negli ‘30 fu rinvenuto un cippo miliare conservato oggi dalla Soprintendenza). Queste “vasche” o “aperture”, in linea d’aria erano ubicate a circa 150 metri a Sud della nuova rotonda di Torrette (bar Texas) e per raggiungerle bastava imboccare la strada comunale Campia adiacente la parrocchia “Santa Maria Assunta in Cielo” di Torrette di Mercogliano e a circa 80 metri, alla biforcazione della strada, si andava sulla destra e percorrendo circa 150 metri  si giungeva al canale in argomento ed al torrente Acqualeggia.

Di fronte, sull’altra sponda del torrente Acqualeggia, esisteva un canale lungo circa 90 metri (ubicato nel foglio 24 di Monteforte) che, passando al di sotto dell’Acqualeggia (circa 10 metri di cunicolo) convogliava le acque del Fenestrelle, all’epoca anch’esse pure, nel canale che proveniva da Torrioni. Questo canale per circa 50 metri era ingrottato  nella cosiddetta “Grotta dello Scrivano”. Il canale ricco ormai delle acque pure di Torrioni e del Fenestrelle, costeggiando l’odierna Via Molino Infornata ad una quota media di più 6 m dal piano stradale, giungeva al primo mulino di Avellino, detto Mulino Montuori.

Il Torrione delle Acque è uno dei principali punti di alimentazione (oltre che l’unico oggi superstite) del grande e complesso sistema idraulico che costituiva l’ossatura economica del Principato dei Caracciolo, che solo in parte fino a oggi è stato adeguatamente ricostruito e documentato.

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I mulini nell’Hinterland di Avellino ai tempi dei Principi Caracciolo (ricostruzione parziale)

Gerardo Troncone

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